Si rinnova anche nel 2016 la tradizione del festival in Cina. Interrogazione parlamentare di Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli animali e dell’ambiente, alleata di World Dog Alliance
ROMA – «Impegni decisi per stroncare il mercato della carne in Cina e nel Sudest asiatico». Lo chiede al governo Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli animali e dell’ambiente, alleata di World Dog Alliance, una delle maggiori associazioni no profit che si batte contro lo sterminio degli animali da compagnia finalizzato al consumo alimentare.
Fa da sostegno all’iniziativa della deputata un video con riprese raccapriccianti dove viene mostrato il calvario dei quadrupedi destinati a finire a pezzi sul banco del mercato. I venditori rubano i cani (e anche i gatti, nuova tendenza) dai cortili a padroni ignari. Prima della macellazione vengono eseguite manovre di tortura, i predestinati vengono esposti come trofei appesi ai bastoni.
Un’usanza diffusa oltre che in Cina, in Corea del Sud, Vietnam. Alcuni Paesi, come Taiwan e le Filippine, hanno invece introdotto divieti. «Non si può restare indifferenti — dice Brambilla che ha presentato un’interrogazione in Parlamento —. La barbarie raggiunge il culmine il 21 giugno al festival di Yulin, dove vengono uccisi e cotti diecimila animali. Il fatto che succeda lontano da noi non ci autorizza a chiudere gli occhi. È il momento di agire assieme ad altri governi occidentali, anche in vista dei XXIII giochi olimpici invernali di Pyeongchang».
Ogni anno in Asia 30 milioni dei migliori amici dell’uomo fanno questa fine, 7 su 10 sono sottratti alle famiglie. Di qualsiasi razza e grandezza, costituiscono un piatto prelibato per l’80% dei vietnamiti e il 60% dei coreani. La tortura prima della lavorazione è un metodo consigliato per preservare le presunte proprietà energetiche della carne. Che nell’immaginario di questa gente porta felicità.
Nel video si vedono i cani ammassati e lasciati per giorni nelle gabbie, in attesa del sacrificio. Chi li mangia rischia di prendere la rabbia e infatti la Cina è il secondo Paese al mondo per incidenza della malattia tra gli umani. Gli attivisti cercano di contrastare il traffico, comprando i cani rubati. Se non riescono nell’intento, piangono sui cadaveri. La loro azione non basta, è una goccia nell’oceano. Al fianco di Brambilla, Jason Pang, portavoce di World Dog Alliance, racconta quel mondo: «La mentalità dei giovani è cambiata. Resistono i più anziani e gli interessi economici sono ancora predominanti». Lo scandalo è stato denunciato dal film documentario «Eating happiness», uscito nel 2015, prodotto dal presidente di WDA, Genlin.